DECENNIO
2000
2000
L’industria cremonese alle soglie del Terzo Millennio
Il terzo millennio si apre, per l’industria cremonese, con segnali confortanti. Il comparto manifatturiero consolida il suo trend positivo presentando tutti i principali indicatori economici in crescita. Tra i settori in evidenza spicca la siderurgia, dominata dal colosso Arvedi, ma anche la chimica, la meccanica e l’alimentare ribadiscono ottimi risultati.
Eppure Cremona continua a seguire linee di sviluppo peculiari, legate a fattori specifici più che alla situazione congiunturale macroterritoriale. La debole apertura dell’economia locale verso i mercati stranieri, da sempre cifra della realtà cremonese, consente all’economia locale di restare a galla, come nella crisi mondiale del 2007-2008, ma rendono più difficile la ripresa, soprattutto quando questa si manifesta in maniera repentina e non convenzionale.
Non è un caso che a mostrare i segni di una maggior sofferenza sia, in quegli anni, la siderurgia, il settore cioè più coinvolto in una dinamica globale. A fronte di una sostanziale tenuta dei comparti tessile e alimentare, patiscono anche la chimica e la meccanica, la più rappresentativa, a livello di piccola industria, in termini di unità locali e di occupazione. L’industria alimentare, che pure conosce un andamento più regolare, caratteristico di un comparto assai meno esposto alle fluttuazioni del ciclo economico, subisce un brusco calo del numero aggregato dei dipendenti a causa del riassetto del gruppo Leaf, proprietario della Sperlari. In netta ripresa appaiono, al contrario, Latteria Soresina, Foi Srl, Molino Oleificio Manzoni, nonché il Consorzio casalasco del pomodoro, Auricchio e Lameri, quest’ultima in forte crescita dopo l’acquisizione del Molino Rapuzzi e della Dolciaria Gadeschi e Vergani. La ricerca da parte del cliente di prodotti a prezzi più contenuti aveva spinto infine l’azienda a specializzarsi nella vendita e trasformazione di cereali a marchio privato.
Nel settore meccanico, i nomi più importanti, come Ocrim, Soteco e Storti, sono costretti tra il 2009 e il 2011 a ridimensionare la propria forza lavoro. La metallurgia assiste invece, contestualmente, a un’elevata crescita del giro d’affari.

