DECENNIO

1945

1945

Dalla fine del conflitto riparte l’industria cremonese

Al centro di un territorio caratterizzato da una solida coltura cerealicola e da un allevamento d’avanguardia, la provincia di Cremona aveva pagato, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, una condizione di arretratezza sul piano industriale. I successi dei brands più quotati rischiavano di mettere in sordina la coesistenza di «due circuiti industriali separati», l’uno più ampio e capillare, numericamente preponderante, rivolto alle piazze locali, e l’altro lanciato sui mercati nazionali e mondiali. Proprio da quest’ultima componente provenne nel 1945 il primo presidente della neocostituita Libera Associazione degl’industriali e artigiani cremonesi, Ulderico Zani, direttore generale e poi consigliere delegato della Cavalli e Poli, la grande azienda di cornici e aste dorate creata nel 1907, già presidente dell’omonima Unione prevista dal fascismo nell’ambito del sistema corporativo in rappresentanza della categoria.

Su queste basi il ‘sistema Cremona’ ripartiva, dunque, dopo i bombardamenti
, tra i quali quello terribile dell’estate 1944, che avevano comunque colpito la stazione ferroviaria e l’intera zona compresa fra Porta Milano e Porta Venezia, la più dinamica sul piano commerciale e industriale. Le filande avevano ricominciato a funzionare. La produzione di latte migliorava e si ripopolavano le stalle, favorendo così la ripresa dell’industria del formaggio e dei latticini. Nel 1946, per dare concretezza ai sogni di rinascita del territorio, era stata inaugurata la prima edizione della Fiera di Cremona, con padiglioni dedicati alla meccanica agraria e a una variegata gamma di prodotti alimentari. Nel comparto meccanico, alla mancanza di commesse si aggiungeva l’esuberanza della manodopera. Nel tessile, le aziende produttrici di cotone, canapa e lino si erano trovate costrette a ridurre il ritmo di lavoro a causa della totale scomparsa di tutti i mercati esteri, perduti per l’aumento dei costi. Nell’edilizia, l’impegno del Comune di Cremona per la costruzione di alloggi da destinare agl’impiegati e il protagonismo dell’Ente autonomo case popolari, oltre agl’investimenti della Deputazione provinciale volti alla sistemazione della rete stradale, davano nuovo impulso al settore. C’era però un ramo d’industria che a Cremona stava traendo profitto dalla situazione: quello della costruzione d’impianti molitori, presto affermatosi nel mondo. Fu allora che Guido Grassi, già proprietario di un mulino a Cavatigozzi, alle porte della città, si mise a capo di un gruppo d’industriali, fondando nel 1945 le Officine cremonesi impianti molini (Ocrim). Oltre a mulini pneumatici prefabbricati venivano costruiti silos, attrezzature per oleifici, di estrazione meccanica e chimica degli oli dai semi e di raffinazione di oli vegetali e animali, nonché impianti di idrogenazione. La società, trasformatasi in Spa nel giugno 1947, si presentò sulla scena internazionale, dove successivamente si sarebbe realizzata la quasi totalità del fatturato.


Gli anni Cinquanta coincidono con una grande effervescenza pubblicitaria, specie nel settore alimentare.
Nel 1950, Gino Boccasile, fra i massimi protagonisti dell’illustrazione italiana dell’epoca, realizza per la Sperlari il celebre puttino seduto su due stecche di torrone, «il miglior torrone», come recitava la réclame, intento a gustarne una terza. Il nome di Cremona si legge sugl’incarti e sui manifesti della Pasta Combattenti, con una prorompente massaia ritratta nell’atto di porgere due zuppiere stracolme di pastasciutta, sempre a firma di Boccasile. Dal 1960 Mina, star della canzone nazionale, promuove il pastificio in Carosello, mentre Paolo Negroni, re indiscusso delle carni insaccate, incarica l’ex dipendente Ugo Tognazzi di lanciare il prodotto sul piccolo schermo.
L’alimentare riesce a stimolare attorno a sé un indotto orientato alla produzione di beni strumentali. In ambito meccanico, mentre una serie di piccoli opifici continua ad apparire all’orizzonte, l’Ocrim colleziona successi, iniziando a produrre nel 1951 dispenser-frigo per la Coca Cola. La meccanizzazione del settore primario stimola la crescita dell’industria dei trattori, trebbiatrici, impianti per la mungitura: Feraboli crea la prima macchina raccoglitrice di pannocchie di mais abbinata alla trinciatura dello stelo e in ambito zootecnico, i primi impianti per il trasporto automatico del letame. A Crema dallo stabilimento della Società anonima Serio, che impiega più di un migliaio di operai, escono macchine da scrivere e calcolatrici a marchio Everest, per il 60 per cento esportate in tutto il mondo.

Nel 1955, Giuseppe Maffei, direttore della Cavalli e Poli succeduto a Zani alla presidenza dell’Associazione industriali, esortava i consociati al coraggio e all’intraprendenza.
Due anni dopo Maffei assurgeva ai vertici della Camera di commercio con un programma che contemplava il rafforzamento dell’industria cremonese, obiettivo peraltro fatto proprio anche dall’Amministrazione provinciale guidata dal democristiano Giuseppe Ghisalberti, a partire dal rafforzamento del sistema della mobilità.